http://blogletteratura.com/2014/03/27/susanna-polimanti-sulla-raccolta-poetica-dypthycha-ideata-da-emanuele-marcuccio/
27 mar 2014
Nel blog del critico letterario Lorenzo Spurio anche la mia recensione alla silloge di Emanuele Marcuccio Dypthycha
24 mar 2014
Il problema di Ivana di Ciro Pinto, la mia recensione
Ciro Pinto e il suo romanzo Il problema di Ivana, una scenografia medianica
Il
problema di Ivana è il primo romanzo di Ciro Pinto pubblicato nel 2012 con Edizioni Drawup. Un libro d’esordio e un
romanzo d’élite, degno di essere annoverato nell’omonima collana della casa
editrice. Tra le sue pagine, in una trama tutt’altro che banale, palpitano e
vibrano turbamenti, passioni e intimi stati d’animo del protagonista Andrea
Torreggiani. Andrea è un giovane dirigente di un’azienda milanese nonché
scrittore, vive l’inquietudine dettata dalle difficoltà dell’azienda in cui
lavora, costretta a dover rivedere l’assetto per fronteggiare l’attuale crisi
finanziaria. Pressato dalla delicata situazione, egli decide di allontanarsi
per un breve periodo per rifugiarsi a Cetona, un borgo della campagna senese;
al borgo, ospite di un amico tra gente e sapori di un paesaggio tra i più
suggestivi della Toscana, insegue il desiderio e la necessità interiore di terminare
il suo nuovo romanzo e risolvere il problema di Ivana. La fuga dalla metropoli lo
porterà a varie riflessioni, a conoscere e innamorarsi di Laura, dai “capelli nerissimi e occhi viola”. L’incontro magico eppur complicato con Laura
gli permetterà di ripercorrere ogni sua relazione d’amore, passata e recente.
In
quest’opera è possibile ritrovare tutto l’istinto poetico dell’autore. Ciro Pinto trasporta il lettore nella
piacevolissima immersione di una creazione letteraria imprevedibile, dove emotività e suspense richiamano un genere
sia di thriller che di realismo romantico.
L’intreccio
narrativo si svolge con stile accogliente e cortese, a rivelare lo stesso
carattere introspettivo, intuitivo e profondamente passionale dell’autore.
Ciro Pinto
è un narratore onnisciente, utilizza analessi e prolessi con destrezza sapiente
e raffinata. Le numerose sfaccettature dei personaggi e la sua grande abilità di
evocare immagini donano in ogni pagina la gioia di visioni emotive che si
nascondono tra le pieghe dimenticate di un tempo ermetico e dilatato dove tutto è possibile e niente è lasciato al
caso. Il ricorso a queste tecniche stilistiche consente a Pinto di creare
uno stato di ansiosa incertezza o dare al testo maggiore interesse, vivacità,
suscitando la piena partecipazione del lettore. A collaudare l’efficacia di
tali ingredienti narrativi troviamo affascinanti
descrizioni di luoghi e sentimenti come l’amore, descritto e celebrato
dall’autore come emozione senza tempo in storie retrospettive.
Ma
chi è Ivana? Tale personaggio così misterioso e intrigante è la stessa caratterizzazione
di Andrea Torreggiani. Seguendo la mia personale chiave di lettura, ritengo che
Pinto con questa sua opera abbia dato vita a un’autentica sceneggiatura medianica, regalandoci pregevolezza e
valore letterario. La mia interpretazione nasce da un elemento più volte descritto
nel romanzo; infatti, nella mente del protagonista Andrea si ripete l’immagine
di una scena, un evento forse accaduto nel medioevo e in qualche modo legato al
personaggio di Ivana, donna dalla “voce
salda, i modi sicuri come quelli di
un maschio, e lo sguardo diritto e sfrontato”. […] “Ivana dominava la scena con il suo problema”; una vocazione iniziale
che nel tempo della narrazione diventa maestra di una traduzione di pensieri
latenti ed emozioni dello stesso Andrea. La donna è intimamente legata al
protagonista, il quale sembra ritornare in un ambiente conosciuto in
precedenza, in una sorta di atmosfera onirica. Lo scrittore Pinto crea una
trama ad incastri che viene poi raccontata da numerosi e diversi punti di vista
che si fondono con l’interiorità di ogni personaggio. È come se l’autore abbia
optato per una pseudoreincarnazione in
un corpo maschile o femminile; ne sceglie l’ambito e le condizioni che permetteranno ad Andrea Torreggiani di riscattarsi,
perfezionarsi e compiere ciò che spera di realizzare. Alcuni scorci vengono
ripetuti dando un senso di déjà vu al lettore che vivrà questi
momenti però sotto una nuova ottica.
Lo
stesso dicasi del perché di certi avvenimenti accadano, non perché determinati
da una reale coscienza bensì da una concatenazione di eventi il cui filo può
essere individuato grazie a una più estesa e ampia consapevolezza del rapporto
tra lo scrittore Pinto e lo scrittore Andrea, tra ogni personaggio e gli eventi
stessi.
La
scena legata al ricordo di Ivana fa da collettore e specchio di una
molteplicità di codici in transito nella mente e nel cuore di Andrea. È qui che
scatta il genio di Ciro Pinto, capace di intersecare l’ossessione d’amore del
suo personaggio, il quale tende a modificare l’oggetto del suo folle sentimento
nel ricordo soggettivo e l’immagine ormai indelebile nella memoria, con una
forza contraria di direzione opposta, nel tentativo di farsi amare così come è
da qualunque altra donna.
La
storia di Andrea Torreggiani-Ivana e di ogni altro personaggio è infine una
metafora della nostra stessa vita e di ogni nostra inquietudine che Ciro Pinto
ha narrato senza mai perdere di vista il vero messaggio, vivere, reagire,
ricostruirsi e ritrovarsi, soprattutto ritrovare “l’ordine intrinseco delle cose”
anche quando si crede di aver perso tutto. La mente artificiale è l'insieme
delle certezze quali schemi già scontati con cui conviviamo tutta la vita.
Molti eventi possono seguire lo stesso destino dei ricordi di vite precedenti
qualora volessimo dare loro dignità di realtà e di attendibilità nel cercare
conferme negli eventuali “testimoni” degli eventi stessi.
Il
risultato è un romanzo avvincente, stilisticamente elaborato ma scritto con un
linguaggio semplice e scorrevole. I personaggi e i luoghi sono descritti in
maniera ineccepibile, ti sembra quasi di conoscerli e di camminare veramente
per le strade di quel borgo toscano, di sentirne tutti gli odori e rumori. Occorre
resistere, dunque, ai tentativi esterni di influenzare la nostra vita,
ricercando fasi di silenzio, meditazione e coerenza dentro noi stessi. Leggendo
Il
problema di Ivana ho avuto il desiderio che non finisse mai, non è un
romanzo da leggere tutto d’un fiato bensì d’assaporare pagina dopo pagina, eppure
l’ultima pagina è arrivata. Sono certa che tale romanzo di Ciro Pinto possa
entrare nelle liste meritevoli dei libri più venduti.
SUSANNA POLIMANTI
Cupra
Marittima 24.03.2014
19 mar 2014
Recensione di Ciro Pinto al mio libro LETTERE MAI LETTE
Ringrazio lo scrittore Ciro Pinto per questa bellissima recensione al mio libro Lettere mai lette (Edizioni Kimerik). Ciro Pinto ha colto con straordinaria sensibilità e con penna superba il vero messaggio di queste mie lettere.
10 mar 2014
Trascendentale Alterazione di Alessandro Pinto - La mia ampia recensione
… l’io lirico intraprende un viaggio
tra gli spazi eterei dell’anima descritti in gocce di fuoco,
risalendo infine
sino alle sovrastrutture
che è costretto ad indossare per vivere nel mondo
in paesaggi artificiali.
( Alessandro
Pinto)
Trascendentale Alterazione è la prima e
grande raccolta poetica di Alessandro
Pinto, pubblicata da Edizioni Il
Sandalo Torino (2013). Ivi contemplati ben sessantaquattro componimenti,
tra poesie e aforismi che tratteggiano un preciso percorso intimo, tra Gocce di Fuoco e Paesaggi Artificiali. La silloge si presenta con una cover
d’effetto che raffigura una donna vestita di fiori, divisa tra luce e ombra, avvolta
da filamenti impalpabili poiché eterei; all’interno scopriamo disegni grafici
appena sfumati, in un rapporto percettivo e figurale di parola-immagine che ne
impreziosiscono la lettura e l’ascolto. In apertura alla raccolta è posta la
nota dell’autore a delineare il ritmo poetico e la natura “momentanea” di ogni
verso che può essere interpretato individuandone le metafore concettuali
soggiacenti al linguaggio stesso, inteso alla descrizione linguistica della
realtà immateriale e materiale; una sorta di viaggio spirituale dell’io, tra
ascese e cadute dell’io lirico, tra linguaggio antico e linguaggio nuovo, tra corpo
astrale quale stato emotivo, veicolo dell’anima e della coscienza e corpo
fisico inibito e chiuso. Il risultato finale diviene espressione di straordinaria
bellezza e forza d’incisione. Il termine Trascendentale
ha polivalenza semantica, l’uomo partecipa alla trascendenza divina per mezzo
della rivelazione, processo di liberazione dal molteplice, dalla corporeità che
si contrappone al termine Alterazione,
quel mutamento dell’essere che si ritrova infine, ineluttabilmente, a doversi confrontare
tra tensioni di forze attraenti e opponenti, tra surreali richiami celesti e
concreti conflitti terreni “ Sii come
l’astro/la cui luce/fende mortalmente le tenebre”[…] Ogni momento lirico della
poesia di Alessandro Pinto è un
canto metafisico, un’ispirazione che consente viaggi e percorsi dell’anima che
trascendono ogni riferimento fisico e spazio-temporale. Nei suoi versi il poeta
incentra la propria attenzione su ciò che considera eterno, stabile,
necessario, assoluto, per cercare di cogliere le strutture fondamentali
dell'essere “[…] ma se si troverà/puro l’io/nella trasparenza
dell’Essere/risorgerà/al canto sublime delle stelle” In questo caso la
poesia è l’arte che riceve l’illuminazione spirituale, che riesce ad abbattere
i confini della dimensione esteriore con la sua caducità e relatività, per
avvicinarsi e toccare il vero segreto dell’esistenza, perché due sono i modi
dell’essere; ogni cosa si altera, muta dall’essere in potenza verso l’essere in
atto. Tale concetto evidenzia, tra l’altro, precisi
punti di contatto con il percorso interiore ingenerato dalle discipline
orientali o olistiche in genere.
Il
poeta Alessandro Pinto si trasfigura
in musicista, affida la sua arte all’archetto della “Musa” ispiratrice “[…] Su partitura,/non vedo l’ora/di fissare
quegli affascinanti fonemi,/effetti in struttura chiusa/di un sonetto perfetto”
si separa fisicamente dal resto del mondo, quasi in contemplazione mistica si
ritira nello spazio a cielo aperto di un chiostro “La mente ha rostro/per fendere dubbi/e l’animo/da un sacro chiostro
[…] stillano fonemi/ da un divino mirto […] i
sensi/ s’adoperano/oltre ogni barriera […]”, si pone in ascolto
della sola musica interiore che è voce dell’anima raccolta in sé stessa.
Dall’opera
poetica si evincono diverse tematiche, semplici e complesse; in ogni verso
ritroviamo la natura con i suoi elementi naturali quali acqua, fuoco, vento,
terra nonché i sogni e l’amore e quegli elementi
del pensiero che chiamiamo simboli, di cui il più significativo è
rappresentato dal ragno.
Dal
punto di vista psicologico potrei tranquillamente interpretare il ragno quale
simbolo di angoscia e inquietudine ma nello specifico di tale componimento
poetico, la mimesis poietica dell’autore
è più che evidente e può essere confrontata con il lavoro del
ragno di fronte alla sua tela. Il poeta percepisce realmente il ruolo
demiurgico del ragno, il senso ricco e polivalente connesso con l’idea della
creazione e il prosieguo del processo d’individuazione, un proprio bisogno di evolvere
la sua stessa creatività; egli individua nei due momenti della poiesis e della
mimesis i caratteri del fare artistico e letterario, inteso come fare concreto
e produttivo “ […] tessi pure i tuoi fili/ nella mia mente[,]/intellettuali
segmenti[,]/brillio argenteo/ di
una tela[,]/immensa mole/ di
un’eterea poetica densa
di parole.” A tale riguardo va ricordato che nell'antica
Grecia la creatività era sinonimo di poeticità, il poeta era il creativo per
eccellenza perché riusciva a materializzare le emozioni e gli stati d'animo
entrando nelle profondità della propria anima.
Un’ulteriore
caratteristica della silloge poetica Trascendentale Alterazione è la
precisa simbologia
dell’apparenza-illusione, della pesantezza del corpo, del nostro vissuto
reale che ci vede protagonisti di “paesaggi artificiali” poiché unicamente
terreni “Quando l’anima/sposa la materia/
perde la sua originaria purezza[,]
/come la neve/che dopo l’aereo tratto/si sporca toccando terra.”
Il
paesaggio è un racconto della profondità dell’osservazione che sembra mettere
in pausa l’apprensione all’orizzonte dello scorrere della storia: paesaggio
come paradigma di un’identità che non può essere colta mai tutta in una volta
ma all’interno di una dialettica tra livelli. Soprattutto il paesaggio rende
indecidibile, pur nella distanza in cui si costituisce come immagine, se favorisca
un inglobamento dello sguardo o se invece denunci la sua irrimediabile
separatezza. Il percorso poetico si svolge sempre sotto lo sguardo attento e indagatore del tempo che scorre; il ricorrente
utilizzo in vari versi dell’aggettivo “ratto” ne evidenzia la rapidità con cui scandisce
le ore mentre si pavoneggia con un “cilindro capovolto”, aggioga e distrugge la leggerezza e l’innocenza dell’infanzia, non
consente alla nostra esistenza di realizzarsi pienamente, ci concede frammenti
della nostra vita nel mondo e con il mondo. Nel tempo l’uomo vive soggetto alla
mutevolezza.
Ogni
immagine, ogni parola è perfettamente integrata in significative metafore
destinate a rimanere incise nella memoria e ben delineate al fine di
rappresentare l’esistenza come unica, totale, comprensiva di realtà e idea,
umano e divino. Ecco dunque che la
materia diviene “triste pensiero” quel pensiero non esattamente
meditativo bensì più raziocinante che appartiene alla nostra mente umana, strumento
molto potente, così potente da richiedere attenzione e consapevolezza nel suo
utilizzo “Fuoriesce da una ferita[,] /ed
è inopportuna/la sua laida presenza[,] /ma lui/il triste pensiero/baldanzoso
vaga/in stanza[,] /e con atavica fame/ cerca solo la mia essenza.”; a
questo riguardo reputo che tale presenza
possa attribuirsi a quella precisa voce della mente la cui immagine ci
separa dall'interiorizzazione del principio ideale dell'anima o coscienza
primordiale, per cui le nostre intenzioni e sollecitazioni creative vengono
respinte in quella zona buia che noi chiamiamo inconscio. Se mutano le
condizioni interiori variano anche lo stile poetico, il contenuto e la forma
delle poesie, avvicinando il lettore al mistero al di là della comprensione
logica verso la saggezza trascendentale.
Schegge
di segno, parti di senso, tracce di pensiero del suo immaginario che permettono
all’autore di mettere a fuoco i “tòpoi” e di liberare la propria personale
poetica.
La
silloge contiene anche poesie dedicate a luoghi cari all’autore, come Villa Borghese a Roma, a personaggi
della musica quale Eleonora Rossin, mezzosoprano
drammatico, pianista e compositrice nonché amica di Alessandro Pinto e ancora con versi dedicati al noto chitarrista
jazz belga Django.
La
visione in versi del poeta è onnicomprensiva, tutta la sua poesia tende a
testimoniare di una sovrana unità dell’essere e del divenire.
Il
carattere esteso di questa edizione, particolarmente importante e preziosa dal
punto di vista poetico mi costringe a limitare al massimo le discussioni
puramente tecniche, tuttavia una breve considerazione è più che dovuta, in
riferimento a uno stile che si distingue per la brevità dei versi e degli
stessi aforismi, ben allineati e senza difficoltà sintattiche nonché
per le innumerevoli metafore destinate a rimanere incise nella memoria. La
potenza, il ritmo e la simmetria nella poesia danno vita a un movimento che va
dall’esterno verso l’interno portando al raccoglimento e alla visione. L’importanza
del segno e dell’orditura grafica sono la conseguente capacità d’inserire
l’oggetto nello spazio dell’immaginazione pura; il segno grafico che accompagna
il verso non è gratuito ma significante, nel senso che avvia e promuove
un’operazione conoscitiva nella ricerca della necessità dell’immagine.
Inoltre,
desidero sottolineare che la poetica di Alessandro
Pinto richiama alla nostra memoria il poeta indiano Rabindranath Tagore
definito in letteratura “il poeta dell’anima” per il quale ogni parola è un
passo, ogni frase un sentiero, ogni libro un intreccio di molteplici vie.
Pertanto, non è un caso che il “viaggiare” di Alessandro Pinto sia la più
potente e seduttrice metafora della liberazione individuale, della
micro-rivoluzione che si può fare nel proprio quotidiano, della ricerca della
verità velata dell’essere. Se l'arte si limita alla dimensione
esteriore, se non conduce a ciò che è più profondo e più essenziale, se non
diventa una forma di spiritualità, ritengo non sia neppure degna di essere
studiata. La poesia è rappresentazione
tanto fedele e adiacente alla condizione umana da confondersi con essa e non
può che diventare la sua massima espressione. Tuttavia, l’arte poetica per
Alessandro Pinto non è soltanto mera passione bensì una risplendente e lucente
filosofia di vita, senza cui vivremmo solo “[...] le voci/ sibilline del mondo[,]
/e i suoi tanti/sentieri perversi.” per rimanere “[…] solo gocce d’acqua/ nel mare della vita.”
Trascendentale
Alterazione è un’opera poetica completa, un vero
tesoro di saggezza, merita ammirazione e interesse.
SUSANNA
POLIMANTI
http://www.ilsandaloeditore.it/247268715/product/405398
N.B. La silloge poetica Trascendentale Alterazione attualmente è acquistabile in formato e-book ma l'autore Alessandro Pinto informa che prossimamente verrà pubblicata anche in formato cartaceo.
6 mar 2014
Recensione di Dipthycha di Emanuele Marcuccio
Pubblico la mia recensione alla silloge poetica Dipthycha di Emanuele Marcuccio, precisando che d'accordo con tutti gli autori, l’intero ricavato delle vendite del Volume (€ 3,81 su ogni copia) sarà devoluto a AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla. Si procederà però per via privata alla devoluzione dell’intero ricavato delle vendite, non essendo stato possibile inserire la notizia della devoluzione all’interno del libro. AISM riceve tantissime richieste simili, ringraziando hanno quindi risposto che non hanno il tempo materiale per esaminarle tutte.
«Dipthycha. Anche questo foglio di vetro impazzito,
cʼispira…» di
Emanuele Marcuccio e AA.VV. (Photocity
Edizioni, 2013) è un progetto editoriale che ci consente immediatamente di
acquisire una nuova esperienza poetica, a dimostrazione che una creazione in
versi può avvenire anche in modo insolito, partendo da tutt’altri punti di
vista. In questo caso la raccolta poetica ideata e curata da Emanuele Marcuccio nasce tramite
contatti con altri autori davanti a un personal computer e la rete Internet “Anche questo foglio di vetro impazzito, cʼispira…”
L’amore
verso la poesia riunisce poeti da tutte le parti d’Italia e ne definisce i
contorni con toni e spunti di sonorità simili e discordanti al tempo stesso,
quantunque con temi in perfetta sinergia come in “Vita Parallela”, “[…] Nuove
strade davanti a noi/ che hanno sapori veri/ in condivisioni accese/ che si
innalzano in cieli nuovi/ in realtà autentiche e inaspettate”
La
scelta del titolo, etimologicamente dal tardo latino dipthўchu(m) e dal greco δίπτῠχος
(díptychos), viene spiegata e riassunta
dallo stesso autore Emanuele Marcuccio in
“dittico poetico” inteso come rapida
definizione del contenuto della silloge dove ritroviamo per l’appunto, ventuno
sue poesie e altrettante di differente
firma ma di tema simile, scritte
in tempi diversi, senza alcuna collaborazione effettiva, secondo tendenze
espressive e stilemi personali. Il termine “Dipthycha”
ha comunque un valore molto rilevante ai fini della comprensione di tale
poetica; oltre al suo primo significato di dipinto o rilievo costituito da due
tavole incernierate e chiudibili a libro, il dittico era anche un taccuino
usato nell’antichità, consistente in due tavolette incerate unite per mezzo di
una cerniera, un veicolo dunque, di scrittura e di conoscenza. L’introduzione
alla poesia è sempre, di fatto, illustrare le ragioni per cui un pensiero o
un’esperienza acquistano, attraverso una determinata disposizione delle parole,
un valore che raggiunge, tocca, incontra e smuove la nostra sensibilità.
I temi delle
liriche contenute in questa silloge evocano tradizione e modernità,
contemporaneità.
I
versi di ogni poeta, seppur scritti separatamente, mostrano tutti un
collegamento, diventano arte poetica che, in una serie infinita di occasioni ne
rappresentano il senso, il sentimento, le percezioni, la propria unica visione della realtà soggettiva e oggettiva, in
perfetta tessitura di una tela in cui si annidano eventi che segnano le tappe
della nostra storia attuale. Chi indugia sull’amaro destino umano con parole
appuntite; chi si rivolge all’amore quale immagine di sogno; chi richiama il
tempo e le sue stagioni preferite, cercando rifugio in una dimensione intatta
della natura; chi, infine, esprime la sua delusione, abbandonando ogni
speranza. Ogni poesia ospitata in Dipthycha contiene un messaggio
riflessivo di forte intensità; ogni autore, in reciproca corrispondenza,
comunica con l’oggetto poetico e si predispone ai lettori stabilendo contatti che traducono intesa, affinità,
interessi comuni e tanta cordiale disponibilità. La silloge è ricca di
immagini mai piatte e univoche e chiunque si senta attratto da questa antica
arte, potrà godere di un uso di parole autentiche, quelle che derivano
dall’assidua frequentazione del linguaggio poetico e, in questo caso, in grado
di accorciare le lunghe distanze tra tanti poeti che vivono fisicamente lontani
l’uno dall’altro. Il lettore sicuramente sarà in grado di osservare e percepire
con intensità la propria immagine riflessa.
Non
entro nel merito di ogni singolo verso o della poetica specifica di ogni autore
perché ritengo che ciascun poeta debba essere valutato, colto e accolto,
nell’insieme della propria produzione letteraria. Elemento essenziale e di
spicco di Dipthycha è soprattutto una rara condivisione di grande fascino
che parte da antiche tradizioni fino a toccare età e cicli della vita che
appartengono a noi tutti.
Susanna Polimanti
Cupra
Marittima (AP), 5 marzo 2014
Nell’antologia figurano le poesie dei seguenti autori: Emanuele Marcuccio, Silvia Calzolari, Donatella Calzari, Giorgia Catalano, Maria Rita Massetti, Raffaella Amoruso, Monica Fantaci, Rosa Cassese, Rosalba Di Vona, Lorenzo Spurio, Giovanna Nives Sinigaglia, Michela Tarquini e Francesco Arena.
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