7 dic 2017

"La limatura del silenzio" di Valeria D'Amico: una poesia senza confini e distinzioni




 “ Ci sovrasta già il sole,
   in un incendio di luce
   che rivela imperterrita
   l’imperfezione del giorno
   e il fluire lento nelle vene
   di tutto ciò
   che io chiamo “Amore”





La silloge poetica “La limatura del silenzio” di Valeria D’Amico (Lulu.com- 2017) rispecchia la mappa di un sottile paesaggio interiore che si apre a chiunque decida di ritirarsi nel proprio silenzio, dando spessore alla parola quale verso poetico.
Degno di nota è il valore ingressivo del sostantivo “limatura” utilizzato nel titolo della raccolta, da cui nasce spontaneo l’interrogativo del perché la poetessa abbia scelto proprio questo termine per dar vita alla sua creatura poetica. - Limatura-  intesa come corrosione, che provoca cruccio e tormento ma, allo stesso tempo, il lemma instilla nel lettore la certezza di una correzione, di un miglioramento di  quel silenzio dell’anima che restituisce il senso della tolleranza e della solidarietà collettiva verso una precarietà, un naufragio delle emozioni di fronte alle esperienze più sofferte della vita. La speranza di una condivisione d’intenti e di sentimenti, che in qualche modo possa stimolare un senso di forte pietà e la dimensione interpersonale dell’affettività rappresentano il filo conduttore di tale poetica. Attraverso il processo dell'immaginazione e di una triste realtà, il verso unisce immagini di attuali tematiche civili e sentimenti privati, poiché ogni evento tragico accentua il rischio della perdita di equilibrio, in favore dell’impotenza di fronte al male nel mondo“Burattini senza fili camminiamo/ inciampando per non cadere[,]/macchine imperfette roboanti/ spingiamo carrelli pieni di bugie/ e ci nascondiamo dietro silenzi[,]/ mentre la guerra va avanti/ e la vita è già oltre…
La poetessa lancia un messaggio che non va lasciato inascoltato: in un contesto esistenziale naturalmente fragile e imperfetto, tutte le nostre ferite e debolezze necessitano di riflessione; ogni pensiero va proiettato verso quel potenziale d’amore e creativo inespresso, affinché agisca e ottemperi al senso di responsabilità nei riguardi del prossimo  “Punti di sospensione/ queste fragili vite[…]”. 
Nella lirica dedicata “A Giulio Regeni” l’io lirico si piega alla sofferenza di una madre che perde suo figlio e ne vive la sofferenza più totale; doloroso sentimento che l’autrice stessa vive nella sua personale esperienza nella profonda ed espressiva lirica “Boato” ove si percepisce quel sottile filo che separa la speranza dalla disperazione per una malattia invalidante che fa esplodere quell’esistenza imprecisa, pallida e sfumata riflessa nella vita terrena “ Accurate dimenticanze[…] È boato il tuo silenzio”.
Nello sguardo e nel cuore della Nostra c’è poi la coerenza-incoerenza dell’amore: quello “sprecato” nelle inutili guerre dove “brancola/tra lupi e agnelli nella strada”, quello perduto tra scomode verità dei ricordi che si affacciano a interrompere la pienezza di vita, lasciando il posto al compito della responsabilità per un perdurante legame con il presente, nonché l’amore che raccoglie il grido di bambini feriti nel corpo e nell’anima.
Una poetica che incarna e coniuga la visione della purezza e della semplicità di un verso libero pur stilisticamente e musicalmente ben organizzato. La forma si affida più che a una vera e propria punteggiatura, a pause volutamente create che suggeriscono intervalli di pensiero ed emozioni racchiuse in un intero vissuto. L’aggettivazione è particolarmente curata e dona, nell’accostamento  con la parola, una forte evocazione; le metafore rinforzano il valore espressivo e figurativo del silenzio che non è isolamento bensì terreno fertile di un autentico senso di appartenenza all’umanità intera.Percorrono silenzi/ le mie parole inutili/ trapunte di metafore”.  I versi di Valeria D’Amico si snodano con il delicato contegno di una voce bassa che acquista a poco a poco la peculiarità di un ruolo capace di denunciare e di esprimere il proprio disagio e il rifiuto di ben altri silenzi, fatti di noncuranza e di distacco dal resto del mondo. Al contrario, la Nostra desidera vivere la realtà e vuole esserci con la forza di una poesia senza confini e distinzioni, riconoscendo che solo una consapevolezza e un’attenta riflessione sui propri valori permettono una reale comprensione e lo sviluppo di sentimenti maggiormente altruistici.



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8 nov 2017

Il culto dei sentimenti più nobili e delicati nella poetica di Paolo Landrelli





















L'esperienza morale di ogni uomo avviene nella coscienza[…]

( Sant’Agostino d’Ippona)





Paolo Landrelli è un uomo rispettoso e riservato, un poeta di grande generosità, sensibile agli odori e ai profumi della sua terra di Calabria:“Culla di tradizioni[,]/ di dolci e caldi cuori[;]/larghi sorrisi/e lacrime di sale”; il culto dei sentimenti più nobili e delicati costituisce le note più caratteristiche di tutta la sua poetica. Dalle due sillogi:“Bombilari” in dialetto calabrese di Bombile di Ardore e “Inseguendo il nulla”, entrambe pubblicate nel 2015 rispettivamente con Arti Grafiche Edizioni e Aletti Editore, si evince un animo costantemente in bilico tra la tristezza e l'allegriae sempi[,]quando mi ment’a scriviri[,]/si miscita tristizza ed allegria”, così come costanti sono le correlazioni tra il cielo e la terra e quanto l’uomo e i suoi pensieri siano sopraffatti e intralciati nella propria condotta morale, tesa a ricercare un senso di verità che sfugge, tra l’effimero e il fugace di un cammino terreno, inevitabilmente frustrante e responsabile di una soffusa inquietudine: Inseguendo il nulla[,]/camminando sopra un filo/io vivo.”
Quelle che sono state la sua esperienza professionale e la consapevolezza di un suo ruolo istituzionale, hanno permesso a Landrelli di scandagliare certi rischiosi doppi fondi dell’animo umano che, grazie a una precisa intuizione poetica, si trasformano in fiamma sottile d’immagini, alla ricerca di un qualcosa di stabile, un punto di riferimento che si manifesta con la presenza di un dialogo con Dio Nell’amore infinito/verso il mio creatore[.]/Ogni giorno ritrovo/la forza di vivere.
Il pregio di una semplicità nello stile, in contrasto con l’artificiosità del ricercato, rende tale poetica l’espressione genuina, trasparente e diretta di una valida ispirazione lirica e di conseguenza, non legata a temi evanescenti e lattiginosi oppure a temi civili e sociali, verbosamente svolti secondo lo schema declamatorio e massificato del genere attuale. L’io lirico coglie il mondo umbratile e disperso di voci, di echi fatti di ripiegamenti, di dubbi, di indistinte e vaghe ansie, di tentativi   compiuti allo scopo di ancorare il proprio spirito alla speranza di un approdo, se non proprio a una certezza, che genera una fede percepita in un animo che sa assaporare il senso della vaghezza soggettiva, quella propria solitudine che è conquista di un alto senso di sé. La poesia, dunque, quale  esorcizzazione di falsi scopi e miraggi illusori, quale procuratrice della salute dell’anima e rifugio nella voce delle cose, dei luoghi e della natura, della celebrazione della pace operosa dei campi, dei personaggi dell’infanzia, della tristezza delle esistenze troncate, del rimpianto, delle attese, delle speranze deluse, delle vite rimaste senza conforti o semplicemente,del senso misterioso e trepido di un  tramonto o di un’aurora “Dondola il sole/danzando sul tramonto[,]// ad infiammare ancora il cielo/ con gli stessi colori dell’aurora[;]/che mistero.” Un inno commosso alla natura rigeneratrice della sua terra natia, uno sguardo indietro verso gli anni in cui la purezza dello sguardo, la semplicità delle ambizioni e la voglia di vivere non conoscevano limiti. Stupende le liriche dedicate alla mamma e a “Nonnu Carminu”, ricche del pathos della nostalgia, tra l’invisibile e il visibile sulla distanza del tempo “[…] Tu si la mamma mia[,]mi dasti ‘a vita/e a vita tua fù tutta ‘na volata […]pecchì eu ora te tegnu ‘nto cori[…]”. “Nonno[…]volgengo lo sguardo/ verso il cielo[,]pieno di luce/ troverò il tuo volto[…]”
Significativo valore divulgativo della forma poetica e filone maggiormente percorso dal Nostro è la parlata locale, ove il fascino dell’antico e del naturale è destinato a essere considerato quale elemento di un bene culturale legato alla sua stessa identità calabrese.
Sempre attenti alla creazione suggestiva, i versi si colorano di uno struggente anelito verso la serenità e il raccoglimento, vi persiste un avvicinarsi alla realtà in un’alternanza di silenzio ed espressione di fede di un sentimento ardente  nella purità di un canto: Dei dubbi miei a Dio chiedo perdono/e schiudo le ali per un altro volo; qui, lo sguardo disilluso del poeta si fa ideale contemplativo di pace, con accenti di commosso compianto verso l’ombra di un sistema inafferrabile e proteiforme […] più avanza il progresso più avanza l’orrore”.
Elemento incisivo, costante e determinante della poetica è il colloquio interiore a tu per tu con una coscienza, intesa come atto vissuto di “coscienziosità”, connotata dalla caratteristica del tendere verso la più segreta intimità, dove risuonano la voce di Dio e l’incontro con Lui.
Paolo Landrelli è consapevole dell’evidenza del rapporto esistente tra il mestiere di poeta e il mestiere di vivere: Mi trovi sempre ovunque mi nascondo[,]/sconquassi il mio corpo e la mia mente[,]/tu scavi[,]scavi sempre nel profondo[,]/io scappo[,]scappo[,]scappo inutilmente.” e raffigura l’immagine ideale del poeta che, soffrendo la passione dell’esistenza, raggiunge infine la trasfigurazione della vita: “ Poi ancora avanti[,]controvento.
Dallo sconforto alla speranza, dal disorientamento di un mondo falso alla ricerca di un mondo vero e migliore, ove la concezione poetica possa realmente divenire luogo privilegiato del linguaggio universale, fondamento dell’Essere in quanto creatura di Dio.
I poeti […]danno anima alle parole/e non abbassano gli occhi”... essi hanno l’alto incarico e l’importante missione di giustificare il senso dell’Essere.